Il Bruscello di Castelnuovo ha compiuto dieci anni e festeggia il suo compleanno affacciandosi curioso a un’altra età, a un altro tempo della vita.
E allora si brinda, si guarda il filmato di una storia iniziata un secolo prima, si ricordano i momenti divertenti, ma si riflette anche su come continuare un percorso, una tradizione, con qualcuno in più e con qualcuno in meno. Come con il primo sole di primavera: si aprono le finestre e si dà aria alle stanze: è il cambio di stagione.
Il Bruscello da quel lontano 1997, scandisce la stagione e il tempo di una comunità: d’inverno prende vita il Cantiere, si abbozza il testo, si fanno le prove con e senza la banda, si cuciono i vestiti, si discute sulla scenografia, si creano oggetti e marchingegni che serviranno per la rappresentazione che, nella terza settimana di giugno, prende vita nello splendido scenario di Villa Chigi. Ma ciò che più sconvolge è il fatto che da gennaio l’anagrafe del Cantiere cambia nome e volto a pacifici impiegati, a geometri, a segretarie d’azienda, meccanici e operai agricoli: fino a giugno e per sei lunghi mesi ognuno si veste di panni diversi da quelli della vita cosiddetta normale. E quindi si può assistere che Ulisse offra il caffè al bar a Polifemo o che Orlando litighi furiosamente con Medoro per i ritardi della consegna della nuova casa, o che Don Chisciotte, dopo lunghi appostamenti, riesca a portarsi al cinema la bella Dulcinea.
Tutto può succedere.